An edition of Urbanistica: Fondamenti e teoria (2008)

Urbanistica

Fondamenti e teoria

I, (riedizione del testo Urbanistica 1979-1980, completamente rivisto e ampliato).
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November 22, 2011 | History
An edition of Urbanistica: Fondamenti e teoria (2008)

Urbanistica

Fondamenti e teoria

I, (riedizione del testo Urbanistica 1979-1980, completamente rivisto e ampliato).
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L’urbanistica è l’insieme degli atti di pianificazione e di programmazione delle trasformazioni territoriali. Ogni azione tendente a modificare l’organizzazione del territorio, mutando la distribuzione della popolazione e delle strutture produttive e delle infrastrutture di servizio oppure alterandone le relazioni è un atto urbanistico. L’ecologia nel rilevare le relazioni degli esseri viventi con l’ambiente modifica la costruzione scientifica dell’urbanistica.
Attraverso i fondamenti si pongono i riferimenti conoscitivi della scienza. Attraverso l’osservazione delle trasformazioni territoriali indotte dall’urbanistica si costruiscono ipotesi generali e derivate.
Un approccio scientifico all’urbanistica esige d’altra parte chiarezza metodologica e operativa, e rigorosa. Occorre definire le grandezze significative e i metodi di misura per disporre di adeguati elementi quantitativi per sostenere interpretazioni e per discuterne i risultati, in modo da orientare scelte e piani.
Solo con formulazioni scientifiche condivise, autonome rispetto agli interessi particolari, sarà possibile proporre ipotesi e teorie da verificare o falsificare in funzione dell’osservazione del mondo reale, vero e unico laboratorio.
La teoria urbanistica in ambito ecologico ricerca risposte alle criticità ambientali e sociali, per ridurre gli impatti negativi e per riequilibrare la distribuzione delle risorse e guidare economia territoriale verso il miglioramento della qualità della vita. La teoria in ambito ecologico amplia le responsabilità dell’urbanistica,
un’emancipazione possibile solo se la politica offrirà le necessarie garanzie per sviluppare le conoscenze e per indagare responsabilmente il concetto di sviluppo.

Solo sviluppando assunti e ipotesi verificabili, solo costruendo teorie forti si possono promuovere spazi “politici” capaci di riconoscere gli interessi particolari e di orientarli alla realizzazioni di interessi generali. Di questi, allo stato attuale se ne riconoscono almeno cinque come essenziali: il primo assunto riguarda l’articolazione dell’urbanistica in rapporto alla continuità del territorio e dell’ambiente; il secondo assunto riguarda l’indipendenza della teoria urbanistica dagli interessi; il terzo assunto riguarda l’esplicitazione dei conflitti interni all’organizzazione territoriale e la formulazione di obiettivi che rispondano ad interessi generali; il quarto assunto riguarda il controllo del processo urbanistico; il quinto assunto, infine, riguarda il limite delle autonomie locali e la condivisione di obiettivi e strategie generali attraverso processi di coordinamento.
Nel primo assunto si ipotizza che l’unità e la continuità territoriale e ambientale implichino che l’urbanistica debba riguardare in maniera omogenea aree vaste. L’unità e la continuità territoriale costituisce infatti l’ambito in cui si manifestano gli impatti diretti e indiretti, isolati e cumulativi delle azioni e delle trasformazioni urbanistiche. L’unità e la continuità territoriale è indipendente dai confini amministrativi e, a maggior ragione, non può essere confinata entro di essi.
Con il secondo assunto si ipotizza che l’indipendenza della conoscenza scientifica si attui nell’indipendenza dagli “interessi” e debba corrispondere alla capacità della politica di confrontare teoria e prassi. La costruzione di metodi condivisibili di osservazione delle dinamiche e degli effetti indotti dall’organizzazione territoriale nelle relazioni sociali e ambientali è condizione necessaria per una teoria generale.
Nel terzo assunto si ipotizza che l’organizzazione territoriale svolga implicitamente funzioni conflittuali ma rilevanti, poiché è, allo stesso tempo, centrale nell’equilibrio sociale sul territorio, centrale nello stato del sistema aria-acqua-suolo e centrale nello sviluppo economico e nella formazione del prodotto interno lordo: di conseguenza si ipotizza anche che la mancata esplicitazione delle funzioni impedisca l’assunzione di obiettivi generali.
Con il quarto assunto si ipotizza che l’efficacia dei piani urbanistici possa essere misurata attraverso sistemi informativi geografici, attraverso metodi e regole formali, attraverso l’esplicitazione dei diversi atti urbanistici e la lettura complessiva del processo di pianificazione territoriale, di programmazione della spesa pubblica e di attuazione, in cui risorse pubbliche e private concorrono alla produzione di territorio.
Il quinto assunto consegue direttamente dal precedente, in quanto ipotizza che l’efficacia dell’urbanistica dipenda non tanto dal piano, quanto da un coordinamento strategico, capace di condividere alcuni aspetti operativi attraverso la riunificazione concettuale ed operativa di diversi settori interni alla singola pubblica amministrazione e attraverso l’integrazione tra le pubbliche amministrazioni.

RECENSIONI:
Giuseppe Campos Venuti, “Urbanistica come disciplina. Luca Marescotti, Urbanistica, Accademia, Milano 1979, ( pagg. 467, L. 6.000)”, in: Rinascita, n.3, 18 gennaio 1980, p. 19

L'urbanistica ha impiegato almeno quindici anni in questo dopoguerra per essere riconosciuta in Italia come la disciplina che ha per oggetto le città e il territorio ed i mezzi per guidarne lo sviluppo e la trasformazione: di conseguenza i pochi libri, pubblicati in quel periodo erano la traduzione di testi stranieri. Dopo i corsi universitari di Luigi Piccinato stampati subito dopo la guerra, a rompere il ghiaccio dei contributi italiani fu Giuseppe Samonà nel 1959, con L'urbanistica e l'avvenire delle città, che tratteggiava il quadro delle vicende urbanistiche europee ed italiane. Nel 1962 uscì Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica di Insolera e successivamente, con due titoli quasi simili, Le origini dell'urbanistica moderna e Origini e sviluppo della città moderna, Benevolo e Aymonino scelsero anch'essi la strada dell'interpretazione storica; solo nel 1965, con Mirabilia urbis di Cederna e nel 1967 con Amministrare l'urbanistica di Campos Venuti, il primo con la denuncia, il secondo con l'analisi della situazione e le proposte per superarla, si affrontò apertamente la tematica operativa dell'urbanistica e da allora ,fu un susseguirsi sempre più fitto di titoli legati al presente.
Mancava ancora però un contributo dedicato alla disciplina in quanto tale, alle sue diverse definizioni critiche, ai modi e alle scuole con cui si è manifestata, alle tecniche e alle problematiche che affronta, un «manuale» insomma, nel senso positivo del termine: è quanto ci ha dato Luca Marescotti con il suo Urbanistica. A precisare meglio il contenuto del testo l'autore aggiunge, infatti, un sottotitolo: «Saggio critico, testimonianze, documenti, bibliografia ragionata». E' dunque un libro che si Indirizza chiaramente agli studenti e agli studiosi, ma anche a tutti coloro che desiderano conoscere cos'è l'urbanistica, senza esserne necessariamente dei cultori o degli specialisti. D'altra parte nel libro è raccolta e sistematizzata la sintesi chiara e fedele della letteratura urbanistica italiana e straniera, senza che ciò risulti in alcun modo di peso nella lettura: il testo, infatti, resta piano e scorrevole, a dispetto della .grande quantità di citazioni, utilizzate non già per sfoggiare erudizione, ma per indirizzare il lettore più interessato a successivi approfondimenti conoscitivi. In genere sono piuttosto infastidito dall'eccesso di citazioni, eppure in questo caso ho dovuto ricredermi, perché Marescotti è riuscito ad usarle sia come riferimento bibliografico, sia come traccia essenziale delle informazioni, delle opinioni, degli eventi della disciplina urbanistica.
Oltre metà del libro è presa da quello che l'autore ha definito «saggio critico », cioè la sua interpretazione di come l'urbanistica moderna si è formata ed è stata definita, i contributi che ha fornito come scienza, ma anche le prospettive che il presente' sembra indicare. Ai richiami bibliografici che costellano questa parte del libro, si combina l'ultima parte, qua. si cento pagine in cui centinaia di opere sono schedate e accompagnate da un breve, ma esauriente sommario: documentazione questa di grande utilità, che ha reso certamente necessario un paziente e lungo lavoro, al quale generalmente gli studiosi italiani del settore non sono abituati. L'unico difetto che mi pare valga la pena di segnalare è di carattere tecnico: infatti le note a piè di pagina che servono da collegamento fra il saggio e le schede bibliografiche, non mi sembrano sufficientemente chiare per una rapida ricerca del libro citato. Basterà indicare la pagina che riporta la scheda e tale difficoltà sarà agevolmente superata. . Il libro è completato da quasi cento pagine di antologia, non indispensabile all'economia del testo, ma certamente assai bene selezionata: da Platone a Engels, da Sereni a Insolera, autori classici e moderni, capaci di fornire esempi emblematici della pluralità di temi che finiscono per convergere nella disciplina urbanistica.

Valeria Erba, in: Casabella 1979
Il tema del territorio, a partire dalle sue connotazioni e trasformazioni storiche, sociali, economiche, fisiche arrivando fino ai problemi di pianificazione e governo, è attualmente presente all'interno di una consistente produzione bibliografica, in genere di tipo specialistico e indirizzata ai propri specifici utenti. Il primo pregio del libro di Luca Marescotti è proprio quello dì aver cercato di collocare tutte le tessere del mosaico complesso costi1uito dai vari aspetti del concetto di "territorio" entro un Quadro organico, riconoscibile e critico, dilatando il termine "urbanistica" ben al di là del suo significato etimologico. La forzatura del termine "urbanistica", comunque, è giustificata e ampiamente documentata dallo stesso autore attraverso l’esegesi storica del concetto di urbanistica, utilizzando sia le vere e proprie definizioni del vocabolo contenute in dizionari ed enciclopedie italiane e straniere, sia documentazioni antologiche ed esemplificazioni concrete di realizzazioni urbanistiche.
Il risultato di questa indagine storica è estremamente stimolante, in quanto mette in luce le particolari concezioni dell’urbanistica legate allo sviluppo culturale, sociale, economico, delle varie epoche ed evidenzia una certa evoluzione del concetto (che passa dal campo specifico di intervento limitato alle città, all'inquadramento globale della città nel territorio). Il passaggio da una cultura architettonica, edilizia e tecnica della città a una disciplinare urbanistica all'inizio del XIX secolo, ma solo nel secondo dopoguerra in Italia, sono Quaroni, Piccinato e Astengo a introdurre i nuovi concetti di pianificazione territoriale, di ricerche economiche e territoriali, di programmazione dello sviluppo collegandoli alla definizione del vocabolo "urbanistica". Non vi è comunque univocità di interpretazione per la nascente disciplina, anzi sono numerose le polemiche e le contraddizioni che l'autore presenta con oggettività, attribuendole alla mancata risoluzione dei problemi istituzionali e formativi dell'urbanistica stessa.
Il capitolo centrale del libro è dedicato all’illustrazione di contributi dati all'urbanistica come scienza, dove per urbanistica si intende tutta l'organizzazione del territorio, utilizzando come metodo dello studio la corrispondenza tra la realtà della pianificazione, gli strumenti per realizzarla e le formulazioni teoriche: l'obiettivo è quello di fornire un orientamento attraverso la letteratura esistente e indicare frontiere di nuove ricerche, Si susseguono così, in una serrata analisi, le realizzazioni dell'urbanistica prima dell'avvento della borghesia, le città ideali, le città di nuova fondazione, il disegno urbano di Amsterdam, le trasformazioni urbanistiche di Parigi, la ricostruzione di Londra, le esperienze americane e quindi i contributi alle trasformazioni territoriali del periodo dell’industrialesimo, periodo che sconvolse l'andamento demografico, i modi produttivi, gli equilibri economici, il potere politico, Caratteristica saliente di questo periodo è il lento e contrastato convergere verso leggi che inquadrano organicamente tutti! l'azione. urbanistica e. che contribuiscono al passaggio dall'azione privata a quella pubblica nella costruzione della città. Nella prima fase dell'urbanistica ottocentesca l'azione pubblica è limitata dalle concezioni politiche ed economiche liberali; nascono tutti i piani di sventramento delle maggiori città e i piani di ampliamento studiati come grandi lottizzazioni: Parigi, Vienna, Berlino, Milano. Nella seconda metà del secolo si diffondono i lavori di trasformazione e adeguamento delle città, vengono pubblicati i primi studi dedicati ai problemi urbanistici: Cerdá, Von Thünen, Baumeister, Soria y Mata, Sitte, Howard, Geddes e. altri sono i teorici citati e illustrati in breve nel testo. Alle soglie del XX secolo si afferma la nuova dimensione territoriale: urbanesimo, aree. metropolitane e quindi i primi piani intercomunali di Londra, Boston, della Ruhr, della Tennessee Valley e le teorizzazioni della Carta d'Atene del 1933. Le esperienze concrete, tuttavia, sono limitate, mentre consistente è la letteratura che analizza i problemi territoriali e che Marescotti ripartisce secondo tre classificazioni: la geografia urbana, gli studi di carattere economico amministrativo centrati sull'ente locale, gli studi sociali sulle condizioni di vita nelle aree metropolitane. Un altro importante contributo all'interpretazione del fenomeno territoriale è offerto dalle teorie economiche che hanno studiato il tema della rendita urbana e agricola, il tema dei fattori localizzativi industriali introducendo modelli interpretativi e previsionali sofisticati, che mantengono tuttora un'interessante funzione strumentale nell'analisi territoriale. Infine ultimo contributo alla coscienza della complessità della organizzazione del territorio sono i saggi teorici degli urbanisti che cercano di analizzare le cause del malgoverno territoriale e di individuare gli strumenti di intervento più opportuni per sostenere l'azione pubblica.
Il capitolo conclusivo del libro definisce gli elementi propri dell'urbanistica democratica, dalle questioni insediative dell'apparato produttivo alla questione dell'abitazione, alla questione della salvaguardia ambientale. Dalla conoscenza e coscienza della complessità delle questioni territoriali si possono dedurre gli obiettivi urbanistici e intraprendere la pianificazione del territorio in conformità alle esigenze sociali, economiche, culturali; gli obiettivi devono poi precisarsi, attraverso analisi conoscitive quanto più approfondite e finalizzate, in una serie di strumenti vincolistici, normativi, operativi diretti. È quest'ultimo forse il nodo più complesso, incerto e ancora inesplorato che il testo di Marescotti sorvola rimandando semplicemente alla realtà di alcuni "buoni" piani urbanistici. Anche la raccolta antologica tratta con ampiezza i temi fondamentali dell'organizzazione attuale del territorio e molto più brevemente i problemi di prospettiva. A coronamento di una panoramica esauriente, documentata, oggettiva ma nello stes50 tempo indirizzata con entusiasmo verso una definizione disciplinare dell'urbanistica basata sugli interessi della collettività e della conservazione ambientale. Marescotti presenta più di 300 titoli di bibliografia brevemente ma efficacemente commentati: il risultato finale di questo notevole sforzo conoscitivo e interpretativo è un testo di grande utilità per chi voglia accostarsi al tema dell'urbanistica e capirne la complessità e per chi, già esperto del settore, voglia ampliare orizzonti spesso ristretti, legati a una concezione limitativa dell’urbanistica.

Valeria Erba, in Territorio, 2009 Recensione a:
Urbanistica. Fondamenti e teoria, Luca, Marescotti, Maggioli, Santarcangelo di Romagna, 2008, pp. t 694, Euro 44,00.
La valutazione ambientale nel piano. Norme, procedure, modalità di costruzione del rapporto ambientale, Nunzio Fabiano, Pier Luigi Paolillo, Maggioli, Santarcangelo di Romagna, 2008, pp. 489, Euro 45,00.

I testi in epigrafe, recentemente pubblicati da due docenti della Facoltà di Architettura e Società del Politecnico di Milano, possono contribuire a fornire utili spunti interpretativi di una disciplina, l'urbanistica, sempre più complessa e articolata.
I due testi, infatti, pur essendo profonda mente diversi nelle modalità di approccio alla questione urbanistica, cercano di affrontare i temi essenziali della pianificazione del territorio: quello 1 di Marescotti si avvale di raffronti e di ( contributi da parte di altre scienze, testimonianze e documenti per spiegare i fondamenti dell'urbanistica, ma soprattutto cerca di ricostruirli attraverso una lettura storica dell'affermarsi della teoria e della pratica dell'urbanistica come tecnica della pubblica amministrazione finalizzata a governare le trasformazioni territoriali.
Il libro di Paolillo, al contrario, utilizza ( la legislazione e le tecniche relative alla Valutazione ambientale strategica come principale baluardo per contrastare gli ( effetti perversi dell’esasperato consumo di suolo e per avvalorare metodi di pianificazione sostenibile del territorio: siamo di fronte ad un approccio settoriale, ma caricato di forti implicazioni disciplinari, etiche e operative. i «

Il ponderoso libro di Marescotti (694 ] pagine, una bibliografia di oltre 300 ! autori, 525 note e 150 illustrazioni) recupera e sviluppa una prima edizione di «Urbanistica» in cui l'autore si proponeva di spiegare la natura della disciplina ricercando ne la ragione scientifica e quindi impostando un programma di ricerca denominato «tecniche della pubblica amministrazione per governare le azioni di lunga durata», Il traguardo dell'autore era «comprendere e spiegare l'urbanistica come scienza autonoma, capace di rispondere alle domande poste sia dal governo e dalla gestione del territorio (le pubbliche amministrazioni), sia dalla valutazione di compatibilità ambientale delle trasformazioni o di efficacia delle azioni intraprese». Questo ambizioso obiettivo viene sviluppato nel libro attraverso quattro macro–capitoli, i primi tre di carattere storico–critico, il quarto operativo–propositivo; esiste poi una parte dedicata a «Testimonianze e Documenti» di oltre cento pagine con citazioni che vanno da Platone ed Engels, attraverso Sereni e McLoughlin, fino ai più recenti Campos Venuti, Cassese, Giannini, citazioni finalizzate a confermare la tesi multidisciplinare dell'autore e soprattutto il rapporto stretto tra organizzazione sociale e organizzazione territoriale e il possibile ruolo delle pubbliche amministrazioni nella gestione urbanistica. Nei primi tre capitoli si ripercorre la storia dell'urbanistica dal ruolo di Sisto V nelle trasformazioni cinquecentesche di Roma, primo esempio di intervento urbanistico complesso, attraverso i progetti di città ideali, le utopie rinascimentali, fino all'affermazione ottocentesca dell'urbanistica come fatto «che definisce il modello della città borghese prima e della città funzionalista poi». Marescotti non si limita comunque ad una semplice storia dell'urbanistica, ma accompagna la descrizione degli eventi con valutazioni critiche, sia di operatori culturali noti, sia prese dall'attualità e dal dibattito odierno.
«Attraverso la documentazione delle grandi trasformazioni si deve ricostruire nell'insieme la formazione e la condivisione di visioni strategiche, i processi di pianificazione, di programmazione, di attuazione e di progettazione, i caratteri delle condizioni generali, dell'organizzazione amministrativa, della partecipazione». Questo concetto di stretta relazione tra identità disciplinare e storia dell'urbanistica consente a Marescotti di sviluppare un testo sempre di attualità e di stimolo alla riflessione anche per chi già opera da anni nel settore.
Le questioni che vengono messe in rilievo a partire da una definizione dei «fondamenti di urbanistica riguardano il rapporto tra economia e territorio, il problema del governo territoriale, la questione urbano–ambientale e della casa, la coscienza storica per la conservazione del patrimonio architettonico e territoriale».
Il quarto capitolo del libro «Per una teoria dell'urbanistica in ambito ecologico» è costruito come sviluppo dei capitoli precedenti, attraverso l'individuazione dei principi guida dello sviluppo territoriale e del suo governo, valutando i limiti di tale modello, ma anche le prospettive di uno sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale, sulla partecipazione democratica, sull'efficienza della pianificazione.
l limiti della prassi sono: «il riduzionismo scientifico dell'urbanistica, la sottovalutazione del processo e del controllo, l'enfasi del prodotto architettura e forma urbana, la dimensione locale dell'urbanistica, la rendita fondiaria»; i limiti dello sviluppo urbano sono rappresentati dagli squilibri dell'urbanesimo globale e dall'esaurirsi delle risorse naturali (biocapacità) rispetto alla domanda umana (impronta ecologica).
Le prospettive avanzate da Marescotti si fondano su una visione scientifica dell'urbanistica basata sui cinque postulati: «primato della politica, autonomia della scienza, unità del territorio e dell'ambiente, unità dell'uso del suolo e delle opere pubbliche, consapevolezza dei limiti delle risorse»; a sostegno dei postulati, l'autore sviluppa riflessioni propositive e sollecita buone politiche e buone azioni basate su «interessi generali, responsabilità e trasparenza nella formulazione degli obiettivi».

L'altrettanto ponderoso libro di Nunzio Fabiano e Pier Luigi Paolillo (489 pagine più un Dvd contenente 10 documenti relativi a rapporti ambientali prodotti per valutare piani territoriali, urbani e attuati vi, oltre a una bibliografia di circa 400 testi) si articola in due parti, una prima parte a opera di Fabiano che descrive il contesto giuridico procedimentale della valutazione ambientale strategica (Vas), una seconda parte, ad opera di Paolillo con il contributo di Alberto Benedetti e Paola Campi, che tratta la valutazione ambientale del piano.
Nella prima parte, a valle di una utile ed efficace raccolta e descrizione di tutti i documenti (trattati, convenzioni, programmi d'azione europei) che governano l'ambiente nella disciplina comunitaria e internazionale, si analizza la Vas come prevista nel Dlgs. 152/2006 e successive modificazioni (i principi, i contenuti, le finalità, Ie modalità di svolgimento).
Per chiarire contenuti e finalità della Vas in relazione allo sviluppo sostenibile (Rapporto Brundtland, Conferenza di Rio e Azioni guida di Johannesburg) viene descritto il Progetto europeo Enplan (Evalutation Enviromental des plans et programmes) del 2004 che ha messo a punto una metodologia comune sviluppata tra 10 regioni italiane e spagnole, trasfusa poi nella legislazione lombarda n. 12/2005 per la «Valutazione ambientale dei piani».
Nella seconda parte, Paolillo - con atteggiamento applicativo di grande spessore metodo logico - affronta il tema della Valutazione ambientale strategica nella macchina del piano, «cogliendone caratteri, opportunità e problemi»: il capitolo è ricco di esemplificazioni condotte prevalentemente con metodi matematici (analisi multivariata, matrice di Gini, curva di Lorenz, indice di dispersione, grafi infrastrutturali, modelli oggettivanti di trattamento dei dati ricognitivi) , finalizzati ad analizzare gli elementi della conoscenza in modo da far emergere le condizioni di assetto ambientale delle aree valutate, ma anche scenari alternativi di piano. In particolare il modello degli scenari alternativi viene sviluppato, con molta cura analitica, sull'area del Parco Regionale della Valle del Lambro e mette in luce, a partire dalle cartografie sulla sensibilità fisica, sulla suscettività alla trasformazione, sui rischi ambientali, quali possano essere le azioni che determinano pressioni e impatti ambientali, oppure prevenzioni per la tutela, valorizzazione e rigenerazione, bonifica e mitigazione.
Anche nel caso del comune di Cusago, un comune lombardo ad alta densità rurale, viene applicata la procedura valutativa articolata nelle quattro fasi (descrizione, finalizzazione, generalizzazione, rappresentazione) che, utilizzando parametri descrittivi della qualità delle aree agricole (classificazione geologica, pedologica, agronomica, paesaggistica), porta a definire una «Carta delle propensioni d'uso dei suoli». Tale carta classifica i suoli adatti all'agricoltura, pascolo, forestazione, protezione naturalistica, usi ricreativi secondo sei classi che vanno da quelli senza limitazioni a quelli con gravi limitazioni, e quindi consente di individuare i suoli adatti all'agricoltura. Modificando gli indicatori è possibile ottenere carte che valutano altre possibilità di intervento, ad esempio la sostenibilità delle localizzazioni espansive dei piani comunali, l'intensità dei valori ambientali, l'intensità dei rischi ambientali, arrivando a orientare le possibili azioni e le alternative di piano.
Il metodo utilizzato per dimostrare la validità della Vas come strumento preventivo di pianificazione, finalizzato alla conservazione e valorizzazione delle risorse fisiche (tramite le molte semplificazioni di casi studio, affrontati da Paolillo nella fase concreta della ricerca territoriale), consente al lettore di apprezzare l'efficacia dello strumento, anche se presuppone un lettore sufficientemente dotato di conoscenze disciplinari specifiche: con argomentazioni particolari mirate anche Paolillo, come Marescotti, traccia un percorso di ricerca e di azioni basate sul convincimento forte che l'urbanistica è pianificazione sostenibile dello sviluppo territoriale, efficiente e democratica. Ai lettori, studenti e operatori, l'impegno di sviluppare, nella loro pratica quotidiana, gli obiettivi più volte espressi nei due libri.

Publish Date
Publisher
Maggioli
Pages
722

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Edition Availability
Cover of: Urbanistica
Urbanistica: Fondamenti e teoria
2008, Maggioli
17 x 24 - I, (riedizione del testo Urbanistica 1979-1980, completamente rivisto e ampliato).

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First Sentence

"Premessa La prima edizione di Urbanistica costituiva l’individuazione dei fondamenti disciplinari, ricostruiti dopo quasi dieci anni dalla laurea, ma al tempo stesso era il programma di una ricerca, un programma che nel tempo avrebbe seguito lun-ghi percorsi, e tortuosi. L’individuazione dei fondamenti erano l’esito di studi indirizzati a trovare una ragione scientifica e a spiegare la natura della discipli-na, non soddisfatto da quanto si dava normalmente. Il programma di ricerca nasceva principalmente nell’approccio universitario, indirizzato verso le esperienze di governo urbano, e individuava le necessità di superarne i limiti imposti dallo studio dei piani regolatori. L’ambito era quello che sarebbe stato corretto denominare “tecniche della pubblica amministrazione per governare le azioni di lunga durata”. Le fonti erano circoscritte dalle pubbli-cazioni; le stesse illustrazioni non erano altro che immagini e didascalie tratte da quei libri, con cui si voleva dimostrare l’esistenza di una cultura urbanistica ormai consolidata, anche se non consapevole. Le esplorazioni successive varcarono più volte i confini dell’urbanistica, uscendo dalla città per studiare del territorio e dell’ambiente quegli elementi, a cui gli urbanisti solitamente non davano nome o davano nomi impropri: “territorio extraurbano”, “verde agricolo”, “verde”. L’ambizioso traguardo era comprendere e spiegare l’urbanistica come scienza autonoma, capace di rispon-dere alle domande poste sia dal governo e dalla gestione del territorio (le pub-bliche amministrazioni), sia dalla valutazione di compatibilità ambientale delle trasformazioni o di efficacia delle azioni intraprese. All’inizio stavano le definizioni di urbanistica come tecnica, come arte e come politica. La tecnica del piano regolatore, a tutti gli effetti necessaria e essenziale a li-vello locale, poteva avere solo alcune utilità di fronte alla dimensione delle tra-sformazioni territoriali e al loro impatto sulle relazioni e sulle dinamiche am-bientali. L’arte, poi, appariva evocata come composizione architettonica degli spazi urbani, soprattutto citando esempi antichi di eccezionali realizzazioni, per spronare attuali mecenati. La politica, infine, era invocata come ultimo rifugio per alludere a trattative inspiegabili e indicibili; trasferire l’urbanistica nella po-litica serviva solo per una spiegazione parziale, ma altrettanto valeva per la sua riduzione alla tecnica o all’arte, cercando una definizione senza alcun quadro giuridico di riferimento, delineando un’urbanistica come capacità pratica, ma il cui oggetto di interesse, tutto sommato, esula dagli interessi di altre persone. Similmente non bastava, per quanto necessario e logico, ripercorrere la storia delle trasformazioni territoriali. Alcune categorie, come memoria collettiva o identità culturale di un sito, non sono sufficientemente codificate e non rispon-dono direttamente né agli interrogativi che emergono dalle esperienze indivi-duali, né alle questioni del diritto che sanciscono i rapporti tra individuo e stato. Geografia, sociologia e diritto costituivano solo punti di vista parziali dell’organizzazione territoriale; si doveva accostare l’urbanistica alle altre di-scipline e spostare la ricerca e la spiegazione dell’urbanistica non solo svilup-patasi nel contesto ambientale, ma anche nella base comune della storia della scienza. I punti di vista più accreditati sembravano indicare una separazione netta tra tecnologia e urbanistica, perché l’impatto ambientale causato dalla diffusione di inquinanti sembrava derivare unicamente dallo sviluppo del settore industriale e non dall’uso del suolo, quindi appariva una questione meramente tecnologica specifica della produzione. In effetti, i primi tentativi di interpretare l’organizzazione territoriale in termini di modelli formali avevano aperto e per-corso ben altri itinerari logici. Da una parte, furono avviate le interpretazioni modellistiche, spesso ipotesi non dimostrate o indimostrabili anche se didatti-camente utili, dall’altra parte si studiarono azzonamento e rapporti tra gli inse-diamenti come edificabilità del suolo e remunerabilità degli investimenti. In ef-fetti, le ipotesi di Thünen, basate sulle relazioni tra localizzazioni produttive, trasporti e dominio mondiale del mercato o quelle di alcuni decenni dopo della Scuola di Chicago, fondate sull’azzonamento e la separazione delle funzioni, fornivano solo una spiegazione parziale del passato e assai poco servivano a disegnare per il futuro obiettivi e azioni del governo e del controllo delle trasformazioni. Capire la storia dell’urbanistica vuol dire comprendere criticamente le sug-gestioni e le componenti, distinguere tra ciò che appartiene al passato e ciò che può ancora avere attinenza con l’attualità. Significa possedere una capacità cri-tica per interpretare le proposte del piano di Barcellona di Cerdá, della ciudad linear di Soria y Mata o della cité industriel di Garnier; significa riconoscere nelle diverse visioni, che vanno da La ville radieuse a La ville contemporaine e dal Plan Voisin a Manière de penser l’urbanisme, quanto in Le Corbusier sia rielaborazione della cultura del suo tempo, di Hénard o di Perret, e quanto appartenga a nuove teorie; significa indagare la Entfaltung einer Planungsidee di Hilberseimer sui rapporti tra residenza e industria alla ricerca di una cornice teorica. Non si tratta di valutare se, e in quale misura, le proposte di due secoli fa o del secolo scorso abbiano affrontato la questione ambientale, né se l’ecologia abbia compreso per tempo l’entità dell’impatto urbanistico, nel senso disciplinare pieno, attuale, e non generico. La questione sta, invece, nella ricerca dei fondamenti disciplinari e dei principi di elaborazione teorica letti nella sto-ria. Nel corso di oltre due decenni si sono susseguite con diversi gradi di entusia-smo ondate di politiche radicali, ondate di riformismo, disillusioni e allontana-menti dalla politica e dal sociale, che hanno spinto non solo al riflusso dal pub-blico verso il privato, verso l’individualismo o l’edonismo, ma hanno fatto emergere consensi imprevedibili verso il liberismo. Dalla deregulation statunitense e da nuove regole di governo (sempre più frequente è il richiamo alla governance come rete non gerarchica di decisori) scaturivano onde lunghe tuttora inarrestabili. Dall’azione europea si inserivano spinte per disciplinare la progettazione e la realizzazione delle opere pubbliche, al fine di rafforzare le funzioni di controllo dello Stato. La consapevolezza che lo stesso concetto di sovranità dello Stato andava mutando e che si aprivano nuove prospettive di indagine porta verso lo studio di nuovi paradigmi, dal pluralismo delle pubbliche amministrazioni alla presenza emergente di organizzazioni internazionali e sovranazionali, dalla po-litica europea a nuovi statuti e costituzioni, coinvolgenti nuove definizioni della politica e della democrazia. Tra tutte le forze in atto paiono ancora dominare, non solo in Italia, le sugge-stioni del mercato del nuovo liberismo, che nasconde e ammoderna il vecchio laissez faire con protezionismi di vario genere. La traduzione delle politiche sperimentate altrove non tiene conto delle dimensioni territoriali e della frammentazione amministrativa, ma nemmeno dei costi diretti e indiretti del mancato coordinamento. I contatti con le teorie e le pratiche scientifiche sviluppate nel passato e in altri campi disciplinari hanno messo in crisi alcune concezioni essenziali sulla natura dell’urbanistica e sulle sue potenzialità nel dirigere le trasformazioni ter-ritoriali e ambientali. L’interesse per l’urbanistica nasceva dalla concretezza dei temi trattati in quelle spiegazioni e divulgazioni sul finire degli anni Sessanta, in cui si riusciva ad abbinare la costruzione teorica alla prassi, ma quelle nozioni, nonostante tutto, si rilevavano non adatte a tenere quel linguaggio assieme al linguaggio di altre discipline scientifiche. La questione stava, allora come ora, nel significato di scienza e di tecnologia e nel rapporto tra urbanistica e apparato scientifico e tecnologico, tra organizza-zione delle attività sul territorio e organizzazione produttiva. La revisione del testo originale ne conferma l’impostazione generale, anche se la sua stampa non conclude la ricerca, ma solo ne aggiorna il programma per ulteriori ricerche e nuovi consolidamenti: la base è la ricerca dei fondamenti scientifici, esplicitati con citazioni e rinvii. Alcune parti sono state aggiunte; al-tre sono state tolte, poche in fin dei conti. Il capitolo “Università, ricerca e ter-ritorio” è stato quasi integralmente omesso, perché datato, ma non perché siano migliorate le condizioni di lavoro e gli investimenti nel settore. Il corpo acca-demico è invecchiato, nel senso letterale del termine, segno della mancanza in-terna ed esterna di volontà, di sensibilità e di progettualità, oltre che delle caren-ze di investimenti. Nell’università si utilizzano risorse precarie in misura troppo rilevante e senza prospettive. Il tempo obbligherà a nuovi e ingestibili cambia-menti. Tra progetto e destino, si è preferito lasciare che fosse il vento a tenere il timone della trasformazione. L’accademismo ha fatto tutto quel che poteva per conservarsi. Ai fondamenti di urbanistica si è mantenuto un significato fuori dalla crona-ca, ma alla ricerca di paradigmi condivisibili. Questi sono stati esposti seguendo un progetto teorico. Qualcuno potrebbe definire questa messa a fuoco dello stato delle conoscen-ze un mero atto compilativo, qualcuno potrebbe segnare le citazioni come co-piatura o come erudizione, ma il significato è assai diverso: nella costruzione del quadro teorico si è puntato a fissare gli elementi di riscontro in una compo-sizione possibile della disciplina attraverso quanto diversi autori hanno espres-so. Quelle ricerche e quei testi costituiscono, pertanto, i fondamenti, i supporti necessari e rilevanti per la logica della costruzione teorica, ma la citazione non chiude in quelle parole il loro contributo, esso va recuperato dagli studiosi nel loro contesto generale. I fondamenti non stanno nell’effimero, ma nello sforzo di interpretare teoricamente il mondo. L’esperienza è l’esperienza del luogo dove si vive. Se coerenza logica e correttezza scientifica sono alla base delle dimostrazio-ni, la realtà è l’esito degli esperimenti e dimostra se la proposizione teorica sia vera o falsa. L’uso delle citazioni sta dunque nel chiarimento dei riferimenti, dove riferimento è da intendersi nel senso di capisaldi della conoscenza disci-plinare, di punti per orientarsi e, anche, di varchi verso nuovi significati e nuovi ambiti. Il lavoro è tutt’altro che compilativo. Altri testi porterebbero verso altre teorie, ma la loro verifica sta nei risultati degli esperimenti, letti attraverso l’esperienza del territorio. L’esplicitazione delle fonti, su cui la teoria si fonda, costituisce un altro pas-so importante. È necessario un continuo riesame delle fonti e dei paradigmi, perché quando su quegli aspetti si ritorna con una diversa forma mentale la let-tura acquista altri e nuovi significati. Le sensazioni iniziali si arricchiscono di diverse capacità di intendere: le parole citate assumono nuovi valori, si aprono nuove frontiere conoscitive, si consegue un nuovo modo di pensare e di mani-polare i concetti. Ciò che prima sembrava un’intuizione, ora è una certezza, tanto da fare assumere alle diverse tesi e ipotesi un significato preciso, logico e formale. Si comprende, nell’esperienza e con l’esperienza, ciò che stava all’interno di testi, alla scoperta segue la consapevolezza delle potenzialità di quella formulazione. I fondamenti disciplinari sono necessari non tanto e non solo per costruire un linguaggio comune, quanto perché quel linguaggio comune assieme alla condi-visione di quelle logiche sono gli strumenti essenziali per proseguire nel lavoro teorico e analitico nella costruzione delle libertà dai conflitti sociali, dall’inquinamento e dal consumo irrecuperabile delle risorse territoriali e am-bientali. L’insegnamento, gli studi e le esperienze di questi anni mi hanno convinto della correttezza dell’impostazione iniziale. I fondamenti dell’urbanistica non stanno nella cronaca del malcostume, ma nell’individuazione dei principali contributi teorici e pratici di organizzazione del territorio. Assieme a tali fon-damenti e al centro della teoria dell’urbanistica, devono essere posti lo Stato e le pubbliche amministrazioni nella democrazia, la società pluralistica e l’emancipazione sociale, l’ambiente e la qualità della vita. Tutto ciò costituisce non una moda culturale passeggera, ma l’essenza stessa della teoria. L’urbanistica, intesa come tecnica della pubblica amministrazione e come arte della disposizione dei volumi e degli spazi, non pare spingere gli interessi verso temi politici e sociali. In un simile riduzionismo eguaglianza, libertà e so-lidarietà sono concetti che appartengono ad altri ambiti, ad altri decisori. L’urbanistica, se scienza autonoma con cui analizzare le risorse e il loro uso in rapporto alle necessità sociali, permette di sviluppare una posizione critica e ri-flessiva su questi temi e sugli impatti diretti e indiretti che le trasformazioni ter-ritoriali inducono sulla società e sull’ambiente. Redavalle 2008 Ringraziamenti Un particolare ringraziamento a tutti quanti mi hanno sopportato in questo peregrinare e, soprattutto, a Maria Mascione, che volenterosamente ha riletto e commentato con pazienza diverse stesure."

Table of Contents

{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': 'xix', 'title': "PREMESSA Redavalle 2008. PREMESSA ALLA PRIMA EDIZIONE Milano 1979. PERCORSI (pubblicazioni dell'autore)"}
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{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '', 'title': u'Segni. Esperienze urbane. Consapevolezza delle criticit\xe0 dell\u2019urbanesimo mondiale. Consapevolezza dei limiti delle risorse ambientali. Cultura politecnica. Formazione disciplinare e saper fare urbanistico. Urbanistica, scienza tra le scienze. Scienza e tecnologie. Tecnologie appropriate per trasformazioni territoriali e ambientali sostenibili.'}
{'level': 0, 'label': '2', 'pagenum': '41', 'title': 'DEFINIZIONI DI URBANISTICA'}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '', 'title': u'Cultura urbanistica in dizionari ed enciclopedie in Italia. Cultura urbanistica in un panorama internazionale delle enciclopedie. Formazione dell\u2019urbanistica moderna. Scienza e campo professionale. Pianificazione urbana e pianificazione territoriale. Per una definizione operativa.'}
{'level': 0, 'label': '3', 'pagenum': '75', 'title': 'FONDAMENTI DI URBANISTICA'}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '', 'title': u'Antichit\xe0 e modernit\xe0 dell\u2019urbanistica. Condizioni dell\u2019urbanistica prima dell\u2019affermazione della borghesia. Trasformazioni dell\u2019organizzazione territoriale tra xviii e xix secolo. Principi economici e sociali e organizzazione territoriale nel xix secolo. Studi storico critici sull\u2019urbanesimo e sulle metropoli. Consapevolezza dell\u2019urbanistica: dal fatto al diritto. Consapevolezza dell\u2019urbanistica: verso formulazioni scientifiche.'}
{'level': 0, 'label': '4', 'pagenum': '315', 'title': u'PER UNA TEORIA DELL\u2019URBANISTICA IN AMBITO ECOLOGICO.'}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '', 'title': 'Limiti della prassi: tre costanti contro una teoria generale. Limiti dello sviluppo: verso un pianeta urbano. Etica scienza tecnica: per una teoria generale. Stato, cittadini e organizzazione territoriale. Definizioni e ipotesi. Metodi, norme e regole.'}
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{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '623', 'title': u"Una guida per avvicinarsi all'urbanistica. Vedere l\u2019urbanistica nel territorio."}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '641', 'title': u'Appendice al capitolo 2 \u201cdefinizione di urbanistica\u201d.'}
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{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '681', 'title': 'INDICE ANALITICO DELLE PERSONE E DEI LUOGHI'}

Edition Notes

Prima edizione.
Il testo riprende in forma completamente riveduta e ampliata il testo del precedente volume edito da Accademia Milano 1979 e poi acquisita da Clup Milano nel 1980.
Le immagini sono state riviste e ampliate.

Published in
Santarcangelo di Romagna RN
Series
Politecnica
Genre
saggio critico

Classifications

Dewey Decimal Class
711

Contributors

Cover Design
Max Casalini
Chapter Author
Giuseppe Campos Venuti
Chapter Author
Emilio Sereni
Chapter Author
J. Brian McLoghlin
Chapter Author
Platone
Chapter Author
Sabino Cassese
Chapter Author
Massimo Severo Giannini

The Physical Object

Format
17 x 24
Number of pages
722

ID Numbers

Open Library
OL22361637M
ISBN 10
883874226X

Work Description

Planning is a complex of planning and programming activities, oriented to modify territorial organisation. Every national act or local decision implemented for regional organisation, changing settlements, industrial locations, infrastructures and facilities or changing their interactions is an urbanistic action, that is to mean an action for land use planning and transport planning. Ecology analysing interaction between living systems and environment modifies planning knowledge and cognition.
Planning fundamentals are necessary to understand scientific cognitive references. Nature observations and territorial transformation observation

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