La guerra del Golfo ha celebrato i fasti della diretta televisiva. Le immagini del bombardamento su Bagdad sono arrivate in tempo reale. Migliaia di giornalisti e tutti i principali network mondiali si sono concentrati in Medio Oriente per seguire le fasi del conflitto. Il pubblico ha avuto l'impressione di ricevere una quantità enorme di informazioni. Ma è andata veramente così? Gli Autori di questo libro non esitano a negarlo: mai come durante l'operazione «Tempesta nel Deserto> i mass media sono stati utilizzati dai militari come una delle loro armi, una risorsa subordinata ai loro fini e alla loro volontà. I giornalisti hanno dovuto accettare censure occhiute, limiti, codici comportamentali, allontanamenti dalla prima linea. Delle battaglie ipertecnologiche, dei laser, dei computer applicati alle armi si è visto ben poco: lo scontro campale sulle rive dell'Eufrate è stato filmato solo dai militari americani e reso pubblico con diversi mesi di ritardo. Ora due corrispondenti di guerra presenti nel teatro delle operazioni dall'inizio alla fine del conflitto raccontano la loro lotta quotidiana contro i divieti, le trappole, gli stratagemmi messi in atto per controllare e manipolare la verità, in una parola la loro progressiva e faticosa trasformazione in testimoni oculari dell'altra faccia del Desert Storm: quella dei combattimenti veri, delle vittorie e delle sconfitte reali, di quanto, nella guerra del Golfo, cìè stato di veramente «riservato».