Manuali Accademia Urbanistica

Saggio critico, testimonianze, documenti, bibliografia ragionata

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December 10, 2022 | History

Manuali Accademia Urbanistica

Saggio critico, testimonianze, documenti, bibliografia ragionata

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Second edition 1980. Published by Clup, Milan.
ISBN 10 887005490X

Publish Date
Publisher
Accademia
Language
Italian
Pages
467

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Edition Availability
Cover of: Manuali Accademia Urbanistica

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Book Details


First Sentence

"1. Premessa L'origine e la crescita delle città, il rapporto delle città con il territorio, la possibilità di affrontarne l'assetto futuro pianificandone lo sviluppo, sono temi di studio affascinanti per la complessità dei problemi che sottendono e per la varietà degli interessi che promuovono. Tuttavia, nonostante la delicatezza delle questioni suscitate dal governo dell'uso del suolo, dalla mancanza di abitazioni e di possibilità di lavoro, dall'inadeguatezza delle condizioni igieniche, fino ad oggi è stata sottovalutata l'importanza della specializzazione disciplinare in urbanistica nell'università e nell'esercizio professionale. Si trovano infatti architetti, ingegneri, economisti, geografi, sociologi e, non ultimi, psicologi che ne reclamano l'appartenenza alla propria disciplina, vedendo ciascuno l'urbanistica dalla propria visuale e mai nella sua complessità. La diversa formazione culturale ha dato luogo a profonde divergenze circa il contenuto dell'urbanistica, ma è stato soprattutto il diverso modo di intendere i rapporti tra individuo e collettività che ha reso inconciliabili le diverse convinzioni. In questa pubblicazione si è voluto introdurre il più chiaramente possibile allo studio dell'urbanistica nella convinzione che l'attuale organizzazione del territorio corrisponde alla volontà di una minoranza e non alle esigenze presenti e future della collettività e che la degradazione dell'ambiente naturale e urbano non può essere attribuita a chimeriche ed ineluttabili necessità di sviluppo economico e sociale. Ne risulta che il compito degli urbanisti consiste nell'individuare le cause di un dato assetto del territorio, senz'altro storicamente ben definibili, nel comprenderne i meccanismi che presiedono a quella organizzazione e nel proporre le azioni necessarie per mantenerla o modificarla. L'organizzazione delle attività umane sul territorio rappresenta un sistema composto da elementi concreti, di cui si deve predisporre l'assetto futuro secondo le necessità prevedibili e risolvendo le eventuali situazioni negative verificatesi nel passato. Poiché. sul territorio si svolge la vita della collettività, la sua amministrazione deve essere considerata cosa pubblica: come tale deve esser aperta alla partecipazione di tutti nell'interesse supremo della società. L'unica garanzia contro la violenza dell'interesse particolare e della mercificazione di questo bene pubblico che è la superficie terrestre, consiste nel diffondere la conoscenza del funzionamento dell'organizzazione territoriale e nel ricorso al consenso di tutte le forze disponibili per attuare un'urbanistica democratica. La divulgazione dell'urbanistica, malgrado la continua e sovrabbondante produzione letteraria, non sembra aver prodotto molto di più di una sorta di linguaggio comune, cui però non corrisponde un accordo sostanziale sulle azioni e sui temi di fondo. Solo in questi ultimi anni sono stati pubblicati lavori in cui sono esposti approfonditamente significati e contenuti dell'urbanistica come strumento di governo del territorio da parte delle pubbliche amministrazioni, delineando aspetti tecnici e legislativi della pianificazione, dai piani generali ai piani esecutivi, ma non per questo sono diminuiti i motivi di polemica su come si debba intendere l'urbanistica. Si è quindi ritenuto più opportuno affrontare un tema generale, quale la definizione disciplinare dell'urbanistica, piuttosto che altri aspetti più contingenti e legati alla situazione particolare italiana, con l'intento di presentare uno strumento di studio, costruito quanto più scientificamente possibile e che, nello stesso tempo, non fosse rivolto soltanto agli ambienti universitari. Nella prima parte, consci che tale libro ha soprattutto lo scopo di introdurre agli studi e che esiste uno stretto rapporto tra situazione scolastica e organizzazione sociale, si sono voluti presentare brevi accenni sull'università e sull'insegnamento dell'urbanistica in Italia per trarne alcune considerazioni di carattere territoriale. Nella seconda parte è illustrata una panoramica sufficientemente completa delle diverse correnti di pensiero catalogate sotto il termine urbanistica, confrontando le scuole presenti in Italia con quelle degli altri paesi. Nella terza parte, che costituisce la parte centrale del libro, è analizzata la formazione disciplinare dell'urbanistica. In essa è contenuta una guida ragionata ai contributi teorici esposta parallelamente ad una sintetica lettura della storia dell'organizzazione del territorio; gran parte degli argomenti costituiscono temi di ricerca tuttora poco esplorati. Nella quarta parte, a conclusione del testo, sono indicati alcuni aspetti specifici dell'urbanistica democratica. In un allegato abbiamo ordinato un'antologia abbastanza succinta in modo da non essere di difficile lettura e un'ampia documentazione bibliografica con il sommario dei lavori schedati. L'appendice antologica è stata intesa come raccolta di definizioni fondamentali e di aspetti problematici che nel testo sono appena citati in quanto erano già stati trattati esaustivamente da altri autori. L'antologia, quindi, non è stata intesa come esemplificazione del pensiero degli autori scelti, per quanto importanti siano; la loro comprensione è lasciata pertanto alla insostituibile lettura diretta delle loro opere e dai loro lavori. Gli stessi passi riportati dai dialoghi di Platone non vogliono essere ovviamente rappresentativi della sua filosofia, quanto della lucidità con cui aveva enunciato gli aspetti ancora oggi più controversi dell'urbanistica. Il criterio adottato nella ricerca bibliografica è stato quello di vagliare tutto l'orizzonte per evitare che pregiudizi d'ogni genere indebolissero il metodo d'indagine. Tra le pubblicazioni esaminate e studiate se ne è scelta una parte, preferendo fornire una campionatura rappresentativa delle diverse tendenze, piuttosto che la selezione esclusiva a favore soltanto dei lavori omogenei con l'indirizzo seguito; d'altronde il testo contiene ne già le valutazioni che possono guidare ulteriori approfondimenti. Nel testo si rimanda alla bibliografia riportando solo il nome dell'autore e l'anno di edizione dell'opera, mentre per quei lavori che esulano dal carattere della bibliografia, sono stati forniti gli estremi bibliografici nelle note in calce al testo. Il testo è accompagnato da illustrazioni riprese da altre pubblicazioni allo scopo di mostrare almeno un aspetto grafico di quanto si è scritto, anche se nella maggior parte dei casi la documentazione disponibile palesa una concezione alquanto ristretta dell'intervento urbanistico. Alla lettura di un piano o dell'uso di un territorio non può bastare, infatti, una semplice rappresentazione planimetrica, tanto più quando si è alle prime armi; si può però aggiungere che, oltre ad essere superflue a questo livello introduttivo, l'assenza di quantificazioni delle destinazioni d'uso del suolo e delle attività umane esistenti e previste non fa altro che sottolineare come in pochi lavori sia possibile trovare esempi completi di analisi urbanistica e di pianificazione. Per chiudere la premessa resta soltanto da annotare che questa pubblicazione è l'espressione delle convinzioni che sono maturate in dieci anni di lavoro e di ricerca, condotti non isolatamente, ma all'interno di un gruppo presso l'Istituto di Urbanistica della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Ben lungi dal voler essere un elogio delle condizioni in cui versa l'università, si vuole soltanto ricordare che quanto si è scritto, pur essendo stato elaborato individualmente, rispecchia in parte il risultato di questa esperienza collettiva, alla quale la sperimentazione di nuove forme e di nuovi contenuti didattici ha portato un contributo fondamentale. (...) 1. L'urbanistica come scienza: i contributi 1.1. IL METODO L’organizzazione delle attività umane sul territorio costituisce il dominio dell’urbanistica. La parola territorio contiene nell’accezione italiana molti elementi che possono0 essere descritti tramite il concetto di ambiente antropico; ogni azione tendente a modificare l’aspetto del territorio in senso quantitativo e qualitativo, mutando per esempio la distribuzione della popolazione e delle strutture produttive, è un atto urbanistico; quotidianamente se ne sperimentano gli effetti, usufruendo dei vantaggi di situazioni privilegiate per la vicinanza di attrezzature sociali, per la facilità di collegamenti o per la bellezza del sito, o sopportando i disagi della segregazione e di condizioni abitative insalubri. In questo senso pochi atti sono così pregnanti per l’urbanistica come l’affermazione della pubblica utilità oppure la strenua difesa della proprietà privata dei suoli al di sopra di ogni considerazione sulla natura sociale del territorio. Non è necessario disegnare un piano per fare urbanistica: è sufficiente essere in grado di agire e di permettere l’azione; non sono necessarie leggi specificamente urbanistiche: basta operare tramite i meccanismi che interferiscono con l’organizzazione del territorio. Per esprimere il governo del territorio e rendere funzionale la struttura fisica agli obiettivi politici si possono approvare leggi settoriali, o modificare i contenuti delle leggi attraverso circolari e decreti, si può prorogare l’entrata in vigore delle leggi, e ancora usare strumenti finanziari, restringendo o allargando a piacere il credito alle costruzioni pubbliche e private, agevolando la cooperazione piuttosto che la proprietà individuale. Al limite si può non avere il quadro esatto di tutto quel che avviene; si può essere così imprudenti che, pur di racimolare qualcosa, si proceda di giorno in giorno, trovando espedienti o ponti, tappi e tamponi per rimediare ai controsensi più vistosi. Si può anche sostenere che questa non sia urbanistica, in quanto sembra negare platealmente il concetto di piano, se addirittura quello stesso di pianificazione , oppure ritenere che l’urbanistica non sia una scienza, poiché l’azione continua di amministratori pubblici e di urbanisti di professione non riesce “a essere qualcosa di troppo diverso da un coacervo di norme empiriche” , attraverso le quali favorire o contrastare determinate forze economiche e sociali. Questi giudizi sembrano però dipendere da una valutazione negativa, misurata con parametri odierni, delle trasformazioni avvenute nel passato, scartando a priori la scientificità di un insieme di azioni, magari settoriali e apparentemente contraddittorie, con cui si è fatto prevalere un certo assetto del territorio. A volte si dimentica che si deve essere realisti e che non vi è nessun motivo per cui l'azione di un pianificatore debba obbligatoriamente predisporre il massimo delle risorse disponibili per rispondere ai bisogni sociali o illustrare dettagliatamente i propri obiettivi e criteri. Si possono anche usare ambiguamente determinate fraseologie correnti a sfondo sociale per nascondere i propri obiettivi e mistificare le proprie azioni, senza per questo togliere all'urbanistica i propri contenuti disciplinari. L’urbanistica non è soltanto una disciplina moderna. Quando si pone come condizione qualificante dell’urbanistica la modernità si trovano infinite possibilità per fissare una data, un piano urbanistico, un evento da cui fare iniziare la storia. Sigfried Giedion descrisse le trasformazioni cinquecentesche di Roma (1585-1690) come l’inizio di un nuovo concetto di spazio e di urbanistica, affermando che “Sisto V era chiaramente consapevole della grande complessità dell’urbanistica moderna” poiché affrontò contemporaneamente i diversi problemi urbani, dalla sistemazione monumentale all’approvvigionamento idrico della città fino al grave problema del lavoro, con il progetto di trasformazione del Colosseo in filanda . Con altri intendimenti Bruno Zevi scrisse dell’addizione erculea realizzata da Biagio Rossetti a Ferrara (1492-1534) come della costruzione della prima città moderna europea, e prese a proprio sostegno un’affermazione di Burckdardt (1860); alla stessa stregua, José-Augusto França definì la ricostruzione di Lisbona dopo il terremoto del 1755 come la nascita della prima città moderna europea . Anche nelle enciclopedie di cui si è parlato nel capitolo precedente, quando si tratta di fissare il momento preciso della nascita dell’urbanistica moderna e quindi di mettere in evidenze le tappe della sua maturazione disciplinare, si scelgono quasi in ogni articolo eventi diversi in un arco di tempo abbastanza circoscritto, ma che copre oltre tre quarti di secolo, dai grandi lavori di George Eugène Haussmann a Parigi (1851-1870) fino alla progettazione del piano di ampliamento per Amsterdam, diretta da Cor Van Eesteren (1928-1935). Anzi proprio dai problemi storiografici sull'origine dell’urbanistica moderna si è sviluppato “l’unico episodio di polemica aperta e circostanziata” registratosi “nella cultura architettonica italiana”, una polemica che dimostra come non sia tanto la scelta dei singoli episodi, quanto la scelta ideologica di fondo a suscitare reazioni e dibattiti: in questo caso il rapporto tra politica e urbanistica faceva risaltare quanto diversi fossero i significati che veniva attribuiti all'urbanistica . L’eccessiva attenzione al carattere “moderno” dell’urbanistica e all’introduzione di un nuovo linguaggio e di nuovi strumenti ha contribuito a formare una netta cesura tra passato e presente: la conoscenza storica si arresta e quei limiti che vengono definiti le pietre miliari, tanto da far credere che l'urbanistica moderna spunti improvvisamente tra i fumi della rivoluzione industriale . Semmai la modernità dell’urbanistica contemporanea consiste nell’enorme accelerazione con cui si susseguono le trasformazioni urbane a livello planetario e di conseguenza nell’avere sviluppato, in certi paesi prima che in altri, una legislazione apposita per i piani urbanistici, nell’avere individuato gli elementi della pianificazione urbanistica e nell’avere messo in atto politiche di controllo delle trasformazioni. Alcuni decenni di pratica hanno dato ancor maggior vigore a questo aspetto: nonostante le ambiguità del processo democratico e della definizione delle funzioni dello stato, soprattutto in quei paesi con una più alta densità urbana, i fatti hanno dimostrato la necessità di far quadrare, come in un bilancio, le destinazioni d’uso del suolo quantificando l’esistente - in termini demografici occupazionali e di strutture fisiche - e mettendolo a confronto continuo con le previsioni e le attuazioni. L’organizzazione del territorio è oggetto di azioni politiche, rispecchia determinati rapporti sociali, implica ordinanze, leggi, decreti, richiede e richiama investimenti e quindi anche finanziamenti. Ma la forma dell'organizzazione costituisce solo uno schema senza vita e senza significato, se non viene riempita da questi contenuti. “Ogni epoca ha la sua urbanistica, ma eredita i risultati dell'urbanistica delle epoche anteriori, proprio come ogni società rappresenta un compromesso, travagliato da tensioni interne, tra la società attuale in divenire e il retaggio delle società superate e scomparse che l’hanno preceduta, ma che sopravvivono a se stesse. Si sarebbe tentati di definire l'urbanistica una materializzazione in pietra, in mattoni o in calcestruzzo delle strutture sociali, materializzazione che va dall'archeologia sociale alla previsione di fenomeni sociali” . Ma l’urbanistica è qualcosa di più e qualcosa di diverso. Qualcosa di più perché riguarda tutta l'organizzazione del territorio e non solo la città le pietre e i mattoni; oggi vediamo ancora monti disboscati e terre bonificate da opere antiche di secoli, ancora oggi la suddivisione modulare del territorio fatta dai Romani permane nell'organizzazione di certe campagne, testimoniando un passato lontano di ben duemila anni. Ed è ovviamente qualcosa di diverso perché, anche se permane una certa forma di organizzazione del territorio, questa è testimonianza, ma non ovviamente permanenza e imposizione di quell’ordine sociale. Come la centuriazione romana è comprensibile ricordando le necessità strategiche, coloniali e agricole, e come le città fondate nel medioevo ricordano le espansioni demografiche e produttive con l’affrancamento della schiavitù e la bonifica di nuove terre da coltivare, così l’urbanistica - e questo vale sia nello studio della storia, sia nell’azione politica in cui siamo coinvolti non può essere compresa se non rifacendoci ai significati politici, sociali ed economici. Si tratta quindi di trovare ed applicare un unico metodo al passato e al presente. La storia deve essere motivata dalle analisi delle condizioni che hanno portato e permesso la progettazione e l'attuazione di determinate forme dell'organizzazione del territorio, giungendo a descrivere attraverso quali meccanismi è stata data quella forma e perché quella piuttosto che un’altra era funzionale ai contenuti economici e sociali; significa avvicinarsi alla storia dell'organizzazione del territorio non da storico, da geografo, da architetto o da sociologo, ma da urbanista. Non è quindi sufficiente elencare progetti, nomi dei progettisti e dei committenti, allegando disegni o fotografie, proponendo classificazioni secondo l’andamento della rete stradale, ma bisogna sottolineare i rapporti tra progetti e attuazioni, tra le singole parti e l’organizzazione complessiva, lavoro per il quale esistono numerosi documenti e sopravvivono, come già si è detto, tutt'oggi nell'assetto del territorio le testimonianze dell’urbanistica passata, materia che in gran parte è ancora da esplorare e inquadrare sistematicamente. All’attuale significato di urbanistica hanno contribuito numerosi studi facenti capo a diverse discipline, ma in particolare la pratica dell'organizzazione delle attività umane sul territorio, che, senza soluzione di continuità, è stata applicata dall'antichità. I fatti riguardano le città e il territorio, la fondazione di nuove città, l'espansione di città esistenti, le ristrutturazioni e i rinnovi del tessuto urbano, l’uso delle strutture edilizie, così come l’uso del territorio e le grandi infrastrutture necessarie al potenziamento produttivo, ai collegamenti, all'approvvigionamento. Il criterio ordinatore di questo studio dell'urbanistica è la corrispondenza tra realtà della pianificazione, gli strumenti per realizzarla e le formulazioni teoriche; l’obiettivo è quello di fornire un orientamento attraverso la letteratura esistente e indicare frontiere di nuove ricerche, rimanendo però nell'ambito della storia dell'epoca moderna, e riandando al passato attraverso gli studi di storia dell’urbanistica."

Table of Contents

PREMESSA.
UNIVERSITA', RICERCA E TERRITORIO.
Il contesto territoriale;
1.2. La situazione universitaria e le facolt\xe0 d'architettura in italia;
1.3. Facolt\xe0 di architettura e territorio.
2. LA DEFINIZIONE DI URBANISTICA.
2.1 L'urbanistica nella cultura dei dizionari e delle enciclopedie in Italia;
2.2. L'urbanistica nelle enciclopedie straniere;
La formazione dell'urbanistica moderna; l'urbanistica come scienza; urbanistica: pianificazione urbana e pianificazione territoriale.
3. L'URBANISTICA COME SCIENZA: I CONTRIBUTI.
3.1. Il metodo;
3.2. La situazione dell'urbanistica prima dell'affermazione della borghesia;"}.
3.3. Le trasformazioni territoriali intorno tra XVIII e XX secolo e i contributi alla formazione disciplinare dell'urbanistica ["Le influenze dei nuovi principi economici e sociali sull'organizzazione territoriale; L'azione urbanistica nell'Ottocento; La formazione disciplinare;]
3.4. La nuova dimensione: urbanesimo, aree metropolitane e citt\xe0 del passato;'}.
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{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '178', 'title': u"3.5. Storia dell'urbanistica e storia delle citt\xe0;"}
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{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '199', 'title': "Il dibattito sulle origini dell'urbanistica moderna;"}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '213', 'title': 'Economia e territorio: dalle prime analisi allo studio della rendita fondiaria urbana;'}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '226', 'title': 'I saggi teorici degli urbanisti.'}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '239', 'title': "4. INTRODUZIONE ALL'URBANISTICA DEMOCRATICA."}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '239', 'title': '4.1. Impostazione delle problematiche territoriali;'}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '250', 'title': '4.2. La formulazione degli obiettivi urbanistici;'}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '256', 'title': '4.3. Il significato della partecipazione;'}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '263', 'title': '4.4. Analisi e progettazione urbanistica.'}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '271', 'title': '"Testimonianze e documenti"'}
{'level': 0, 'label': '', 'pagenum': '367', 'title': 'Bibliografia'}

Edition Notes

"Testimonianze e documenti": p. 271-362.
Bibliography: p. 367-461.

New edition 2008 completely revised and published by Maggioli, Rimini.
The analysis of basic principles in planning in a worl wide view is a tool to design a general theory according to ecology.

Published in
Milano
Series
Manuali Accademia

Classifications

Library of Congress
HT169.I83 M36

The Physical Object

Pagination
467 p. :
Number of pages
467

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Open Library
OL4037111M
LCCN
79383989
OCLC/WorldCat
5727387

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November 11, 2011 Edited by Edited without comment.
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