L'imboscata / Foiano della Chiana, 1921: un episodio di guerriglia sociale

Arti Tipografiche Toscane - Cortona (AR)
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April 13, 2010 | History

L'imboscata / Foiano della Chiana, 1921: un episodio di guerriglia sociale

Arti Tipografiche Toscane - Cortona (AR)
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I "fatti di Renzino" - località presso Foiano della Chiana (Arezzo) - che qui sono minuziosamente raccontati non possono certo essere ‘isolati’ come vicenda a sè. Essi rappresentano solo uno degli episodi più tragici (e non l’unico), uno degli aspetti particolari di una vicenda complessiva che deve almeno prendere le mosse dai sommovimenti sociali del primo dopoguerra. Vi è una concatenazione senza soluzione di continuità fra lotte sindacali vincenti, squadrismo in camicia nera come reazione, insurrezioni armate antifasciste come risposte alla reazione. Nella provincia aretina succede a Castelnuovo dei Sabbioni e a San Giovanni, succede a Foiano. Così, se per i minatori del Valdarno guidati da Attilio Sassi si registra la conquista eccezionale della giornata di sei ore e mezza, nella Valdichiana rossa i contadini vincono la loro battaglia per il Patto colonico. E sono vittorie che certo non possono essere tollerate dalle controparti. L’esperienza cruda e sanguinosa della partecipazione al conflitto mondiale ha lasciato il segno anche sui contadini della Valdichiana. Il ritorno a casa evidenzia traumi e disadattamenti; il contatto con altre realtà geograficamente lontane ma assimiliabili sul piano sociale ha spesso indotto stravolgimenti di mentalità. Il fante-contadino, carne da macello, ha subito sulla propria pelle le contraddizioni della struttura autoritaria militare, ha imparato ad obbedire per paura e sotto minaccia, ha covato rabbia e ribellione. Poi, nel lavoro dei campi ha ritrovato la miseria di sempre, ha pensato all’inutilità del suo sacrificio.
In questo contesto il nodo centrale è la mezzadria. Il socialismo organizzato nelle leghe spinge per un cambiamento radicale, per l’attuazione di quella promessa mancata dopo le trincee della guerra: la terra a chi la lavora! I proprietari, con la loro potente Associazione Agraria Toscana (di cui è presidente il conte Massimo di Frassineto), intendono invece mantenere i contratti tradizionali con la pattuizione affidata all’accordo diretto o tramite il fattore. Le prime importanti agitazioni nella Valdichiana si verificano nell’estate del 1919. L’obiettivo, ambizioso, messo in piattaforma è lo scardinamento dell’assetto di gerarchie sociali e di sfruttamento insiti nel sistema. Basti pensare che ancora, a termini di una specifica clausola del vecchio patto, il colono doveva chiedere il benestare del padrone per contrarre matrimonio o per consentire quello dei figli. La Federterra ed i contadini chiedono quindi il riconoscimento delle leghe, l’addebito al proprietario delle spese per gli strumenti di lavoro, per i fertilizzanti e per la trebbiatura del grano, per l’assicurazione sui prodotti del fondo e sulle perdite di bestiame. Rivendicano anche il diritto di allevare in proprio un maiale e gli animali da cortile, di poter coltivare l’orto per la famiglia, di disporre di una casa colonica con fornitura di acqua potabile ed in condizioni igieniche accettabili. Come si vede la natura delle richieste è tale da andare oltre le mere necessità del pane quotidiano. Si rifiuta soprattutto il sistema secolare delle interferenze e del controllo oppressivo padronale sull’organizzazione sociale e familiare dei coloni. Il memorandum, così come posto, non può certo essere accettato dagli agrari che, dopo alcune titubanze, decidono per il braccio di ferro con i contadini.
L’agitazione a Foiano e in tutta la Valdichiana dilaga così in ogni podere. Ovunque la trebbiatura del grano si ferma. Le notizie si diffondono nelle campagne con l’organizzazione capillare leghista, con i mitici ‘ciclisti rossi’ a fare da staffette portaordini. Ed è a questo punto che l’Associazione Agraria Toscana, ritenendo del tutto illegali queste manifestazioni, reclama l’immediato intervento del governo e della forza pubblica per ricondurre alla ragione gli scioperanti e per ristabilire l’ordine pubblico violato. Le cronache locali, ed in particolare il settimanale socialista aretino “La Falce”, ci parlano di un’imponente manifestazione a Foiano della Chiana con seimila partecipanti addirittura!
Il coinvolgimento e l’adesione delle masse contadine sono tali che alla fine il prefetto di Arezzo dovrà intervenire per mediare fra i contendenti. Il 13 agosto 1919 si stipula così l’accordo definitivo tra le parti. E’ una vittoria grandiosa per il mondo contadino, un boccone amaro per gli agrari. “La Falce” in prima pagina plaude con entusiasmo ad un evento giudicato di portata storica, al “Patto colonico riformato ad opera delle leghe dei contadini del Foianese, coll’assistenza della Federazione Nazionale dei lavoratori della Terra”. E tra i firmatari del patto non mancheranno protagonisti a vario titolo e comunque persone che di lì a poco saranno coinvolte nelle vicende giudiziarie legate ai fatti di Renzino, da una parte e dall’altra dello schieramento di classe. Ad esempio fra i contadini che appongono la loro firma per conto delle leghe ci sono Alfredo Rampi e Pietro Vittorio Foianesi; tra i proprietari Selim Magi e Francesco Angeloni.
Il nuovo concordato apre orizzonti impensabili all’interno di un sistema basato su rapporti gerarchici stabilizzati da secoli, rompe gli equilibri nell’assetto sociale in maniera tale da creare inquietudine nel ceto padronale. Le conquiste hanno infatti una doppia valenza: una di carattere preminentemente economico, che comporta miglioramenti di un certo rilievo a favore dei coloni nell’ambito del rapporto di mezzadria; l’altra che attiene più al riconoscimento della dignità e alle espressioni della soggettività di chi lavora. Così, se da un lato si conviene di ripartire a metà quasi tutte le spese poderali e di regolamentare la tenuta del libretto colonico, dall’altro si aboliscono anacronismi come la necessità del benestare per prendere moglie, e l’obbligo di prestare determinate ‘servitù’ al padrone.
Gli agrari tenteranno a più riprese di opporre resistenza passiva all’applicazione di questo patto colonico, contrastando ogni velleità delle leghe contadine con l’appoggio delle guardie campestri e dei fattori. Mediteranno infine la rivalsa contro i ‘sovversivi’ comunisti e anarchici colpevoli al solito di aver fomentato l’odio di classe, contro un’amministrazione comunale come quella di Foiano, ‘bolscevica’ ed ostile al dominio incontrastato e senza regole degli agrari fiorentini in Valdichiana.
E’ dunque in questa stagione del primo dopoguerra, convulsa e piena di speranze coltivate e appena intraviste, forse nella possibile palingenesi socialista, che si deve cercare il ‘movente’ dei fatti del ‘21: le spedizioni fasciste prima, l’imboscata di Renzino dopo. Nella Storia la sequenza temporale dei fatti deve avere il suo peso oggettivo. Lo strumento per comprendere tutto questo risiede nel nostro caso nell’analisi della società contadina della Valdichiana, nei suoi meccanismi secolari di dominio e di organizzazione sociale ‘violati’ dal troppo ardire sovversivo di un gruppo di giovanotti.
“Imboscata comunista” è l’espressione che da subito venne usata, e che poi rimarrà a lungo, per qualificare il tragico episodio accaduto a Foiano della Chiana (Arezzo) in località Renzino nell’aprile 1921. Questa ricerca chiude la trilogia di ‘fatti’ che, insieme a quelli di Castelnuovo dei Sabbioni e San Giovanni Valdarno , è all’origine dei così detti ‘processoni’ che in quest’epoca fanno tabula rasa della sovversione rossa nella provincia aretina. Questo episodio sanguinoso, nel quale vengono uccisi tre fascisti, è stato fino ad oggi trattato senza l’ausilio della mole enorme degli atti processuali (da poco ufficialmente accessibili) e neppure potendo vagliare in profondità le carte di polizia. Inoltre su di esso sono in genere prevalse due ‘vulgate’ pubblicistiche e storiografiche con forti connotati ideologici: la prima ispirata al martirologio fascista che, in altre forme, ha avuto il suo seguito nel dopoguerra; la seconda, più complessa da descrivere, ma che potremmo definire come risultante di un coacervo di preoccupazioni politiche e umani sentimenti come reticenza e rimozione. Quest’ultimo atteggiamento si ricollega di certo a quell’impostazione storiografica sul movimento operaio tendente a ridimensionare i prodromi insurrezionalisti e sovversivi del primo PCd’I e delle sue iniziali commistioni locali con il socialismo rivoluzionario e l’anarchismo. Ciò, come è oggi comprensibile, era anche in funzione autolegittimante e per meglio accreditare il ‘partito nuovo’ di Togliatti nell’inedito contesto politico del dopoguerra. Così ogni possibile narrazione ‘oggettiva’ di episodi sanguinosi come quello di Renzino - immancabilmente inquadrati come insurrezioni spontanee non preordinate - è stata sempre inficiata da due limitazioni pregiudiziali: la necessità ossessiva di dichiararsi ad essi ‘politicamente estranei’, almeno come ceto militante; il raffronto fuorviante con le violenze squadriste. Chi scrive, come si sarà già capito, non si riconosce in nessuna di queste impostazioni aprioristiche sebbene nutra simpatie per gli ambienti politico-sociali nei quali maturò l’“imboscata” . Chi scrive desidera piuttosto porre l’attenzione sulla dinamica dei fatti e sul contesto che li ha generati, facendo ‘parlare’ le innumerevoli fonti inesplorate coeve e cercando di interpretare il senso delle successive interpretazioni sedimentate nel tempo. Questa ricerca si pone dunque come contributo di novità - almeno per quanto riguarda l’uso delle fonti, carte processuali e di polizia - e di messa a punto degli studi precedenti sull’episodio. (GIORGIO SACCHETTI)

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L'imboscata / Foiano della Chiana, 1921: un episodio di guerriglia sociale
2000, ANPI "Licio Nencetti" - Comune di Foiano della Chiana (AR)
- Arti Tipografiche Toscane - Cortona (AR)

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OL24127517M

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April 13, 2010 Edited by Open Library Bot Linked existing covers to the edition.
March 31, 2010 Edited by 87.13.203.9 Edited without comment.
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